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The Morte in diretta: l'ultimo viaggio di una donna condannata



Quando a Katherine Mortenhoe, celebre programmatrice di best seller (cioè scrittrice di romanzi d'amore mediante l'uso di un computer che rielabora situazioni già usate), viene diagnosticata una grave malattia che la porterà entro due mesi alla morte, l'emittente televisiva CNA le offre un contratto per avere l'esclusiva sui suoi ultimi giorni, che verranno trasmessi in un programma televisivo chiamato La morte in diretta. Dapprima non accetta, ma, dopo l'incontro con il padre, ricoverato in un istituto a causa di una malattia molto simile a quella di Katherine, che lo sta distruggendo, lei accetta. Invece dei 500.000 dollari che le erano stati offerti, lei ne chiede 600.000 e stabilisce l'inizio delle riprese a 36 ore dalla firma del contratto.




The Morte in diretta



Dopo aver firmato però lei fugge, senza nemmeno prendere i soldi. Viene però rintracciata da Roddy, inviato della CNA, che ha delle telecamere impiantate dentro agli occhi, che gli servono per filmare qualsiasi cosa veda. Roddy non svela la sua missione e aiuta Katherine a fuggire lontano dalla città, filmando tutto ciò che succede, anche gli stati più pietosi della malattia della compagna di viaggio. Dopo diverse vicissitudini raggiungono la casa di Gerald Mortenhoe, ex marito di Katherine, dove la povera protagonista viene raggiunta dalla troupe della CNA che vuole filmarla direttamente mentre sta per morire.


Castile spiega ai poliziotti di essere proprietario di un'arma, regolarmente detenuta e mette le mani in tasca per prendere il portafoglio. Quindi uno degli agenti apre il fuoco. Una, due, tre, quattro volte. Ferendolo a morte.


Una scena di ordinaria barbarie, negli Usa di questi anni convulsi. Ma c'è una novità: tutta la scena è stata filmata dalla ragazza che sedeva al posto del passeggero ed è stata trasmessa in diretta su Facebook.


Non solo per documentare l'orrore e lo sgomento di una morte in diretta, ma anche per chiamare aiuto, per documentare quanto stava succedendo e per condividere l'angoscia con i propri "amici" sui social network.


Il proposito di documentare quanto sta accadendo prevale su tutto. Così come la rabbia, il senso di impotenza, di una comunità afroamericana di Minneapolis e di tutti gli Usa che ha assistito in diretta all'ennesimo atto di violenza ai propri danni. E che anche grazie ai social network sa mobilitarsi. E rispondere. Purtroppo, a volte, anche con scellerata violenza che aggiunge nuovi morti ai vecchi morti.


Cominciò a morire a tre chilometri dalla vetta. E fu una morte lenta, in diretta televisiva, nello scenario aspro e lunare del Ventoux. Lo si vide bene, il dramma di Tommy Simpson: lui che rallenta, pedala scuotendo le spalle, poi comincia a zigzagare. Cade, si fa rialzare, riprende e crolla esanime. Lo adagiano su un letto di pietre, tentano di rianimarlo. Pierre Dumas, medico del Tour, prova il massaggio cardiaco.


Questo accade perché Una morte in diretta è la ristampa di una precedente edizione, quella di Kowalski, apparsa nel 2007 con il titolo di In rete. È ben probabile che Longanesi intenda offrirci con il passare del tempo tutte e quattordici le opere scritte da Peter James e, per quanto riguarda quelle pubblicate fino a ora, lo sta facendo con una ammirevole coerenza estetica nelle copertine, con scelte grafiche che prendono spunto dalle edizioni originali.


Una morte in diretta è uscito in prima edizione originale nel 2006 per Really Scary Books con il titolo di Looking Good Dead e arriva a noi con la traduzione di Federica Aceto, e oltre a essere un thriller di gran fattura ha parecchie scene molto forti, che in alcuni momenti lo portano a contatto con il genere horror. Diamo uno sguardo alla trama di Una morte in diretta.


Un incidente sconvolgente quello che è stato inavvertitamente trasmesso in diretta televisiva a Los Angeles. Nel filmato si vede un motociclista che va a schiantarsi a tutta velocità contro una macchina vicino a un semaforo durante un inseguimento della polizia. La giornalista in studio stava parlando proprio di quell'inseguimento, sottolineando più volte quanto potesse essere pericoloso, quando è avvenuto il tragico incidente.


Snuff killer - La morte in diretta (2004) (movie): When the daughter of a politician suddenly disappears, her step-mother investigates the porno industry in search of her. Discover the latest Discussions, Reviews, Quotes, Theories, Explanations and Analysis of Snuff killer - La morte in diretta (2004) below


I frequentatori delle red room pagavano anche somme consistenti per vedere violenze di ogni tipo. Sviluppi ulteriori dell'inchiesta, partita nell'ottobre scorso dalla denuncia di una donna di Siena che aveva trovato immagini preoccupanti nel cellulare del figlio, potrebbero arrivare dal materiale sequestrato, in particolare dagli hard disk, oltre che dai tre cellulari, dai due tablet, da chiavette. Stando a quanto ricostruito finora, due degli indagati, entrambi minorenni di origine piemontese, sono riusciti ad accedere, pagando in criptovalute, a siti nascosti nel deep web e qui assistevano a violenze sessuali e torture praticate in diretta da adulti su minori, interagendo con i protagonisti delle stesse violenze e richiedendo sevizie sui corpi dei bambini. In una chat giovanissimi di tutta Italia diffondevano materiale pedopornografico e razzista. Le sevizie sui bambini chiesti in diretta video erano terribili, secondo la ricostruzione dei carabinieri. Si arrivava anche alle amputazioni. I luoghi segreti online, definiti appunto red rooms, sarebbero in realtà "verosimilmente nel Sud Est asiatico", riferiscono gli investigatori.


Mai vista prima. I leucociti sono cellule del sangue impegnate nella difesa dell'organismo da virus, batteri e funghi. Finora si pensava che la loro morte fosse un processo casuale, che mai era stato osservato in diretta: le uniche immagini che si avevano erano quelle di cellule già morte.


Fine in tre tappe. Ma una particolare tecnica di fotografia microscopica, che consiste nell'immortalare un processo con centinaia di scatti al secondo, per poi rivederlo ad alta velocità, ha permesso ai ricercatori dell'Università di La Trobe (Melbourne) di studiare l'evento con occhi nuovi. La morte dei leucociti appare ora un processo deliberato e ben controllato, che comprende tre diverse fasi: l'espansione delle cellule, l'esplosione con eiezione di materiale molecolare e la disintegrazione definitiva.


BAGHDAD - È morto in diretta televisiva, mentre raccontava gli scontri e le violenze che si svolgevano intorno a lui, il giornalista palestinese Mazen al-Tomaizi, ucciso stamani a Baghdad in un bombardamento di elicotteri statunitensi.


Al Tomaizi, 25 anni, originario di Hebron, lavorava come corrispondente nella capitale irachena sia per la televisione Al Arabiya, sia per la catena televisiva saudita Al Ekhbariya. Era collegato proprio con quest'ultima, oggi a Baghdad, e stava mostrando le scene di una folla che aveva circondato un cingolato statunitense Bradley, in precedenza attaccato e bruciato dai ribelli nei pressi di Haifa Street. Nelle immagini, rilanciate da Al Ekhbariya anche ad Hebron, all'improvviso il giornalista è colpito e il sangue schizza sull'obiettivo della telecamera, mentre tutt'attorno si odono gridi ed esplosioni. Nel bombardamento, insieme ad Al Tomaizi, sono morte altre dodici persone e ci sono stati 55 feriti, tra cui, in modo lieve, un cineoperatore iracheno della Reuters e un fotografo dell'agenzia Getty, anche lui iracheno. Al Tomaizi è il quarto giornalista palestinese ucciso in Iraq.


Sette persone sono state indagate per la morte del 14enne rimasto schiacciato venerdì 10 agosto dal crollo di un'installazione artistica a forma di panchina nei giardini pubblici dell'Ecomuseo di Castel d'Ario, nel Mantovano. Il sostituto procuratore Silvia Bertuzzi ha iscritto nel registro degli indagati, con l'accusa di omicidio colposo due donne e cinque uomini, tra cui il sindaco Daniela Castro, la progettista, il costruttore del monumento, l'installatore, il tecnico collaudatore e il responsabile dell'ufficio tecnico comunale. 2ff7e9595c


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